lunedì 21 novembre 2011

Si torna a preferire il sughero

Per anni seduto al banco degli imputati, accusato, non sempre a ragione, di rovinare con il rilascio del malefico TCA (tricloroanisolo) migliaia di bottiglie di vino, oggi il tappo di sughero è un prodotto sempre più apprezzato. Complice anche la pesante concorrenza delle chiusure alternative in materiale sintetico, i produttori di sughero si sono rimboccati le maniche, investendo in nuove ricerche per migliorare la qualità  dei tappi tradizionali.
Ricerche che sono sfociate nel Codice internazionale delle procedure di fabbricazione del tappo da sughero (Iccsmp) che definisce le prassi corrette da adottare per attuare il controllo delle norme di qualità  lungo l'intero processo produttivo,
garantendo ai produttori e agli imbottigliatori un prodotto non contaminato.
Il sughero torna quindi a essere la chiusura preferibile per le bottiglie di vino per le già  ben note caratteristiche fisiche e meccaniche - quali porosità  ed elasticità  - e, soprattutto, per il fatto di essere un prodotto naturale e completamente riciclabile. In questo modo, i produttori di vino che si orientano verso il sughero compiono anche una scelta ecosostenibile e in questa stessa ottica delle sugherete secondo i criteri del Forest Stewardship Council (FSC). Il marchio FSC identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici, nel rispetto dunque della fauna che popola le foreste e dei diritti dei lavoratori e delle comunità  che abitano in queste zone.
La certificazione, che attualmente è stata applicata dalla Stazione Sperimentale del Sughero di Tempio Pausania in Sardegna e dall'azienda portoghese Amorim, rappresenta quindi un ulteriore passo in avanti in questo processo di ulteriore affermazione del tappo di sughero.

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