giovedì 12 gennaio 2012

Su La Repubblica l'appello di Carlin Petrini "Salviamo la viticoltura dalla burocrazia"

E’un vero e proprio grido di allarme quello lanciato dalle colonne di Repubblica da Carlin Petrini, fondatore di Slow Food: “Speriamo che la liberalizzazione concentri tutte le funzioni di controllo in un solo organismo”. La questione del tormentato rapporto tra burocrazia e produzione di vino è stata negli anni oggetto di infiniti dibatti e convegni.

Tante le parole, tante le idee più o meno utili, altrettante le proposte per cercare di risolvere un problema ormai divenuto endemico nel settore enologico. Il risultato, purtroppo è sempre stato “zero”, dal momento che non soltanto non è stato possibile
alleggerire l’ormai insopportabile peso della burocrazia sul settore ma, paradossalmente, esso è aumentato ulteriormente con la recente introduzione di nuovi organismi di controllo, spesso se non sempre ridondanti.
Non poteva quindi passare inosservato l’articolo di Carlin Petrini, anima e fondatore di Slow Food, apparso nei giorni
scorsi su La Repubblica. Dalle colonne del quotidiano il “Carlin” lancia accuse condivise al 101% da tutti coloro che producono vino e che vorrebbero continuare a farlo senza perdersi in un vero e proprio mare di adempimenti, spesso assolutamente inutili. Scrive Petrini “Il mondo del vino è giunto al limite della sopportazione. Al calo dei consumi, alla crescita della concorrenza mondiale, agli effetti della crisi economica sulla classe media, i viticoltori italiani devono aggiungere una pressione burocratica che pesa oggi come mai in passato… Paradossalmente, per loro è la burocrazia a ubriacare. Quello del vino è un settore su cui si concentrano controlli e soprattutto adempimenti di varia natura in misura superiore a ogni altro comparto del settore agroalimentare. E questo stato di cose non può più continuare per due ordini di ragioni: primo, perché pretendere dall'industria e dal ‘vigneron’ gli stessi adempimenti può diventare la peggiore ingiustizia e, secondo, perché la ragione di molte scartoffie è venuta meno, ma sono rimasti chili di moduli, da compilare, spesso, attraverso consulenti, associazioni di categoria e‘professionisti’ variamente interessati”. Petrini che ben conosce il settore vinicolo, fornisce un quadro sconsolante di quanto accade in cantina, luogo nel quale il principale adempimento dovrebbe essere quello di produrre un buon vino: “Per arrivare a tappare la sua bottiglia di vino DOC, un viticoltore deve fare richiesta per poter piantare, subire la verifica di ciò che ha piantato e quindi iscrivere la vigna all'albo. Dopo la fatica e l'investimento, dopo tre anni di coltivazione (e sperando che la grandine, la peronospora e la flavescenza stiano sempre lontane), finalmente arriva la prima vendemmia. E con essa, la prima denuncia di produzione all'organismo di controllo, la prima compilazione del registro di vinificazione, (su cui si scrive almeno mezza dozzina di volte ogni anno, per ogni vino, con colonne, conti e riporti). Poi c'è il registro di carico e scarico; quindi il registro di imbottigliamento e naturalmente bisogna acquistare le fascette, chiedere il parere di imbottigliamento, mandare il vino in degustazione e attenderne il responso. Una pletora di attività richieste, fra le quali non è più facile distinguere le molte cose inutili dalle poche utili”.  In una zona vitivinicola come l’Astigiano ed in generale il Monferrato dove è molto diffusa l’attività di piccole e medie aziende agricole che vinificano e imbottigliano in proprio le loro uve, il problema è ovviamente molto sentito. Prosegue Petrini: “Il fatto che la legge della burocrazia sia uguale per tutti si traduce così in una regolarità formale per aziende che operano con logiche industriali, in grado di spalmare i costi della segretaria dedicata su milioni di bottiglie o li recuperano commercializzando prodotti mediocri, mentre diventa la spada di Damocle della costante irregolarità formale, sulla testa dei vignaioli veri… Dunque tutte quelle pratiche (quanta ironia in questo nome) non assicurano la regolarità sostanziale di quelle aziende. E cosa ci dicono della sostenibilità umana e ambientale del loro modo di lavorare? Cosa della qualità di quei vini? Se da vent'anni la critica enologica tributa i giusti allori alle produzioni di taglia artigianale, fino ad arrivare ai quasi paradossali ‘vins de garage’, siamo dinanzi a un fatto: le bottiglie più premiate e lo stesso prestigio enologico di un Paese vengono da chi ha le maggiori difficoltà a sostenere il peso della burocrazia”.E come non essere d’accordo con il fondatore di Slow Food quando sostiene che tutti i controlli e tutti i lacci e lacciuoli con i loro costi finiscono per scoraggiare quei giovani che potrebbero e vorrebbero avvicinarsi alla viticoltura e che si trovano prima ancora di iniziare davanti ad una vera e propria montagna di adempimenti. L’articolo di Petrini si conclude con un auspicio rivolto alla politica: “Il potere politico ha l'opportunità di fare questa liberalizzazione e, a mio avviso, ha il dovere di concentrare tutte le funzioni di controllo in un unico organo cui fare riferimento. Sì perché, oggi, gli
interlocutori della cantina sono Comune, Provincia, Regione, ASL, ICQ (ex repressione frodi), Camera di Commercio, Valoritalia, senza contare le forze di polizia (che sono comunque quattro, a loro volta). E alcune di queste istituzioni interagiscono con le cantine attraverso uffici diversi, che spesso comunicano assai poco fra loro. Si camminano più i corridoi che le vigne, prendendo a prestito un'espressione di Veronelli”.L’augurio è che le parole illuminate del fondatore di Slow Food non restino semplicemente inchiostro sulla pagina di un quotidiano ma possano ispirare l’attuale “tecnico” Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania (con un passato da burocrate a livello nazionale ed europeo e quindi profondo conoscitore della materia) a intraprendere, sia pure nel limitato periodo di tempo che ha davanti, un reale processo di semplificazione auspicato da tutti gli operatori del settore.

Nessun commento:

Posta un commento